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lunedì, 23 Dicembre, 2024
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L’arte di Elio Cerbella nella ceramica artistica eugubina

GUBBIO – Quando si parla di arte, cultura e sapere artigiano, a Gubbio si apre un ventaglio di personalità ricco di figure di spicco. Una di queste è senza dubbio quella di Elio Cerbella, la cui storia è certamente una delle più significative nel momento in cui si tira in ballo la ceramica artistica eugubina. Dalla tradizione del bucchero e del riverbero eugubino fino alla ultime sperimentazioni in terracotta e ferro, ogni sua opera è profondamente segnata da oltre 70 anni di vita vissuta a manipolare la sua argilla.

Elio Cerbella ha svolto un ruolo fondamentale per la creazione artigiana locale e ha anche sostenuto con grande dedizione la crescita artistica della Biennale di Scultura di Gubbio. Ma molti lo ricordano sopratutto come punto di riferimento per il suo ruolo di professore, con il quale ha contribuito alla formazione di tanti giovani come dirigente scolastico dell’Istituto d’Arte. Ad anni di distanza dalla sua morte in città si ricorda ancora con notevole ammirazione la sua figura umile, garbata e gentile, arricchita da una grande esperienza con la quale era sempre disponibile e pronto ad assicurare un consiglio o un suggerimento ai suoi allievi, o a chiunque visitasse la sua casa-museo e il suo laboratorio.

Già all’età di 8 anni amava collezionare pezzettini di ceramiche che affioravano dal terreno smosso dall’aratro, durante i lavori agricoli nella campagna eugubina ai quali assisteva ogni tanto. Appena finite le scuole medie, iniziò l’apprendistato nella bottega del Conte Belli, in via Ducale. E da giovane curioso e attento, acquisì qui le tecniche base della ceramica, inclusa la cottura a riverbero di tradizione “mastrogiorgesca”.

Nel 1950, con il signor Ingino Baffoni, rilevò la fabbrica dando vita alla ceramica “Lupo d’Agobio”. Due anni più tardi quindi si mise in proprio aprendo un laboratorio in via Borromei, nel “vicolo del Gamboccio”, a Gubbio. Qui il giovane ceramista costruì artigianalmente un forno (mufola) a pianta centrale per la cottura della ceramica, un’opera apprezzabile che mostra le grandi capacità e l’ingegno dell’Elio Cerbellanemmeno ventenne.

In questo periodo si dedicò soprattutto al bucchero, genere molto apprezzato all’epoca, poi nel 1953 Cerbella trasferì la sua “bottega” in corso Garibaldi iniziando a collaborare con il fratello Antonio, sperimentando arte e artigianato con la produzione di buccheri e oggetti decorati e smaltati. A 24 anni quindi, nel 1957, si trasferì a Roma, chiamato a insegnare educazione artistica ceramica alla scuola media “Pio XII” di Casal Bruciato, nel quartiere popolare Tiburtino III.

Gli anni romani sono stati importantissimi per la formazione di Elio Cerbella, sia dal punto di vista didattico che umano, poi partire dal 1960 iniziò a partecipare regolarmente alla Biennale d’Arte della Ceramica di Gubbio, manifestazione in forte ascesa in quel decennio, accanto ad artisti come Leoncillo, Caruso, Abbozzo. Alla prima edizione espone la scultura in ceramica fiore preistorico, oggi conservata nella sua casa museo, accanto ad un vaso preistorico (oggi in una collezione privata).

Nel 1966, in occasione della quarta edizione della Biennale, Cerbella sperimentò un nuovo linguaggio presentandosi con un’opera ispirata alla Pop Art: una installazione verticale con tre ruote che ricordano le forme del cerchione del camion Fiat OM. Un oggetto assolutamente comune che inserito in un contesto dirompente gli vale la menzione come miglior artista eugubino.

Si tratta di un elemento modulare, estrapolato da un contesto di forme industriali, nuovo per la “poetica” di Cerbella ma che segna decisamente la produzione successiva. Sono infatti altri moduli dell’artista, elementi non più statici come le “ruote” del 1966, ma dinamici e liberi, a vincere il primo premio della manifestazione eugubina nel 1968, sezione della ceramica come pura espressione d’arte. Moduli in ceramica cubici, bianchi, senza struttura portante, che potevano essere combinati tra loro in forme differenti. Il critico Giulio Carlo Argan, ospite della Biennale, apprezza l’opera e la definisce “arte libera”.

Un successo destinato a moltiplicarsi dato che nello stesso anno i Moduli vincono il Premio Cervia Internazionale della Ceramica e il Premio Piccola Europa di Sassoferrato (li espone nella versione bianca e verde scuro, unico caso), e sono esposti a Gualdo Tadino e alla XIV Triennale di Milano. L’elenco potrebbe andare ancora avanti, ma a prescindere dal numero dei prstigiosi riconoscimenti ricevuti nel corso della sua vota, resta la certezza che Elio Cerbella è e rimarrà per sempre un punto di riferimento basilare della società artistica, civile, educativa e artigiana dell’Umbria e soprattuto della sua amata Gubbio.

Paolo Tosti

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