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lunedì, 23 Dicembre, 2024
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Anche il 15 maggio 2021 entrerà tra i ricordi amari, ma non prendiamoci l’abitudine…

GUBBIO – E’ passato un anno ormai da quello strano 15 maggio 2020. E a distanza di dodici mesi purtroppo ci ritroviamo nella stessa situazione. A causa del mio lavoro fortunatamente avevo potuto documentare una città per lo più rispettosa, fatta di testimoni del tempo che vivono come persone speciali capaci ancora di tramandare alle generazioni future lo spirito della Festa. Altri invece, purtroppo, vivono prendendosi forse troppo sul serio, convinti soltanto del proprio “io” e incapaci di vivere nel “noi” della Festa dei Ceri che i padri ci hanno insegnato.

Per la prima volta in vita mia il 15 maggio ho scattato fotografie, e come molti eugubini mi è dispiaciuto tanto non poter vivere questo giorno insieme gli amici, vedendolo scivolare via così… Mi è mancato tutto come a qualsiasi eugubino. Certo, sono stato in giro, ho camminato nei luoghi della corsa, li ho filmati, fotografati e me li sono goduti, ma la mia giornata non ha avuto un solo colore. Ci sono stati momenti di malinconia e momenti di maggiore speranza, segnati da uno stato d’animo difficilmente descrivibile a parole…

Mi restano una manciata di fotografie, qualche spiacevole ricordo e una grande bontà trapelata dalle persone incontrate, un grande auspicio per il futuro. Purtroppo qualcuno è andato oltre, sfociando in una esagerata sopravvalutazione di se stesso e del proprio ego, ci ho rimesso anche una brutta figura verso un collaboratore non eugubino, ma andiamo avanti…

Forse molti eugubini sono riusciti ad accorgersi che il 15 maggio esiste da sempre anche una componente religiosa. E forse alcuni hanno seguito le funzioni in televisione o suoi social. Già, i social, un “luogo” dove parliamo, dove ci incontriamo e dove a volte ci convinciamo anche di sapere tutto, anche se l’angoscia, la rabbia e la frenesia portano in alcune occasioni ad interventi spesso inconsapevoli.

La gente non ha solo il terrore di prendersi la malattia. La paura inconscia nasce anche dal fatto di avere perso la libertà. E’ questa la cosa alla quale non siamo abituati. Non l’abbiamo mai minimamente vissuta. A tutto ciò aggiungiamo che gli italiani per natura, credo io, non hanno un vero e radicato senso civico, ed ecco che diventa facile carpire solo tanta retorica dalle tantissime esternazioni collettive. Ma andiamo avanti…

Quel 15 maggio ho visto diversi giovani composti e rattristati, consapevoli forse del loro tempo, e loro sono la mia speranza. Non ne ho incontrati molti, ma li ho visti con gli occhi lucidi, forse hanno capito che la libertà è un qualcosa di inestimabile e sono certo che almeno loro hanno capito la lezione… Ci stiamo rendendo conto che la libertà che noi pensavamo illimitata e gratuita non lo è più. E’ una importante lezione di vita. E’ fondamentale capire che può succedere, improvvisamente, di avere a che fare con delle privazioni, parola di cui molti giovani immagino non sappiano neanche il significato. Spero che abbiano capito però che per riuscire a tramandare la storia, la cultura e l’anima di un territorio e di una Festa, c’è bisogno di guide silenziose, di persone capaci e consapevoli che senza urlare possono indicare la via…

Il virus ha colpito una cultura di onnipotenza e di superbia che ritiene che le persone deboli e fragili non servano a niente. Ma una persona anziana porta esperienza, ingegno e capacità di resilienza che i giovani non hanno. C’era un vecchio detto: “la sera conosce cose che il mattino non si immagina”… Il senso della vita è anche questo, ma ci vuole una visione futura più chiara e non spaventata da quello che può racchiudere il futuro stesso.

Alla fine, comunque, quel 15 maggio ognuno lo ha vissuto a suo modo, e così sarà anche quest’anno. Ma è importante avere la consapevolezza del tempo che viviamo e delle persone con cui scegliamo di viverlo, accettando pienamente le proprie responsabilità. E a prescindere da tutto, quella giornata passata decisamente alla storia, la dedico ugualmente con gratitudine al mio Maestro, che mi ha insegnato ad avere fame di creatività, di visione futura e di volontà di fare, da vivere sempre con grande passione. Grazie Maestro Pacio, è una “sbirichinata”…

Paolo Tosti

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