GUBBIO – A Costacciaro, la cittadina che un tempo era parte del più vasto territorio di Gubbio, svetta il Monte Cucco, simbolo di uno dei parchi più belli del nostro territorio. Le sue famose grotte sono un qualcosa di veramente straordinario. E se non ci fossero le luci posizionate per favorire chi visita il sito, si potrebbe pensare di essere stati catapultati in epoca preistorica.
Si entra in genere dal versante Est, si scendono i 27 metri del verticalissimo Pozzo Miliani e si inizia ad entrare nella grotta: tra stalattiti e stalagmiti, gallerie, labirinti e cunicoli, si passa via via per gli enormi saloni chiamati Cattedrale, Sala Margherita, Sala del Becco, Sala delle Fontane, fino al Passaggio Segreto, alla Sala Terminale e allo stretto pozzo di 8 metri che fa uscire all’aria aperta sul versante nord della montagna. In questi casi è necessario essere scortati da una guida professionistica, per vivere esperienze uniche come lo sperimentare il buio assoluto e il silenzio rotto solo dal suono della terra e dal respiro dei “compagni di ventura”.
Nella grotta il tempo è scandito dalle gocce di acqua che cadono dalle stalattiti, da quelle enormi protuberanze che l’acqua e il tempo hanno creato in questa enorme stanza, consacrata dalla natura come immensa cattedrale gotica al centro della montagna, a cavallo tra le regioni Umbria e Marche. In queste grotte naturali migliaia di pionieri della speleologia si sono calati come se fossero in una perenne scoperta di luoghi inesplorati, come se dovessero ogni volta scendere al centro della terra per scoprire nuovi luoghi tra geologia, idrologia sotterranea e carsismo.
La dorsale appenninica è piena di rilievi calcarei fatti di percorsi sotterranei, tra grotte e pozzi nei quali si creano veri bacini idrografici che costituiscono un paradiso per gli speleologi. Ma ciò avviene in modo particolarmente spettacolare proprio nell’articolato complesso ipogeo che si cela sotto la grande piramide calcarea del Monte Cucco, con i suoi enormi saloni. Anche se la scritta 1499 su una parete fa capire che già oltre cinque secoli fa c’era chi si spingeva qui sotto, il primo a esplorarli seriamente fu a fine Ottocento l’industriale Giambattista Miliani, che dedicò l’ambiente più grande, la Sala Margherita, a una scienziata e femminista tedesca che vi era scesa con lui, Margarethe Traube.
All’epoca era stato esplorato qualche chilometro di grotta, ma fu nella metà degli anni ’50 che un gruppo di speleologi di Perugia iniziò l’esplorazione scientifica vera e propria, rivelando una delle grotte più vaste e profonde fra quelle conosciute. Nei primi anni ’70 si riuscì a scendere a quota -922 metri, facendo per un certo periodo della Grotta del Monte Cucco la grotta più profonda d’Italia. Oggi i chilometri di grotte già esplorati sono una quarantina circa a una profondità massima di meno 945 metri.
Si tratta di ambienti estremi, accessibili ovviamente solo agli speleologi più esperti. Eppure una parte di questo spettacolo può essere apprezzato da tutti, bambini compresi. Dal 2009 infatti la grotta è stata aperta al pubblico di turisti e curiosi, dato che è stato creato un tratto di 800 metri completamente attrezzato con strutture in acciaio che favoriscono la visita di questo che oramai è diventato uno dei punti di maggiore attrazione turistica del territorio eugubino.