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lunedì, 23 Dicembre, 2024
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Un futuro migliore è possibile ma…

Era un caldo 4 Luglio, quello del 2017. Da poco passate le ventuno, Leonardo Alfonsi stava dialogando con me ed Angelo Vulpiani sul tema improbabile, ma sempre popolare, di come poter vincere alla roulette. Eravamo seduti nella splendida Piazza San Giovanni, disegnata dalla grande Gae Aulenti e, davanti a noi, c’era qualche centinaio di spettatori. Eravamo lì per Gubbio Scienza, il festival organizzato nelle piazze di Gubbio dal mio laboratorio, dal 30 Giugno al 9 Luglio di quell’anno.

Mi è tornato in mente questi giorni perché è stato proprio quella sera che mi è venuto in mente di scrivere, assieme a Vulpiani, il libro Perché è difficile prevedere il futuro uscito in edicola proprio pochi giorni fa.  Che c’entra la serata di Gubbio Scienza con il libro e con il futuro?

È per via di quei cortocircuito mentali che ti vengono quando stai pensando a come sarà la vita dopo che questa terribile tragedia del Covid-19 sarà finita. Perché, come sanno tutti quelli che hanno studiato un po’ di storia, finirà e, contrariamento a quello che dicono in molti, le cose torneranno ad essere esattamente come prima.

Se non vogliamo che sia così, se vogliamo che il futuro sia migliore del recente passato, allora dobbiamo cominciare a progettarlo ora, tenendo bene a mente gli errori commessi e cercando di non commetterli di nuovo.  Tra questi errori c’è sicuramente stato il progetto Gubbio Scienza. Cioè, non proprio il progetto in sé, perché, a pensarci bene il progetto un suo obiettivo valido e ambizioso pure lo aveva: fare di Gubbio la sede di un centro di ricerca internazionale sulle nuove energie, in una posizione baricentrica rispetto a 5 università dell’Italia centrale, facilmente collegato con l’aeroporto San Francesco e capace di ospitare centinaia di scienziati provenienti da ogni parte del mondo. E se non basta, diventare un punto di riferimento culturale sul tema delle energie rinnovabili con la possibilità di generare nuove aziende innovative, con ricadute economiche e occupazionali su tutto il territorio.

Dove è stato l’errore? Perché se oggi, a distanza di quasi tre anni di quel progetto non ne sentiamo più parlare, un errore deve esserci ben stato. Dunque il progetto era ambizioso ma non irrealizzabile. Richiedeva investimenti pubblici ma non troppo alti (5-7 M€). Richiedeva il coinvolgimento delle università e ce ne erano 5 (UNIPG, UNISTRA, UNICAM, UNIURB e la politecnica delle Marche). Necessitava di competenze specialistiche nel territorio e c’erano diversi laboratori e diverse aziende locali, sia grandi che piccole, che avevano dichiarato interesse. Allora: dove è stato l’errore?

L’errore, per quei pochi lettori che saranno arrivati a leggere fin qui, è stato l’assenza della politica. Non dei politici, badate bene. Quelli li abbiamo avuti agli eventi del festival, alle inaugurazioni e persino ai dibattiti. Molti politici e amministratori, sia comunali che regionali e, persino, un viceministro. Abbiamo avuto i politici ma è mancata la politica. Ovvero è mancata la capacità di guardare ad un futuro più lontano del termine della legislatura, la capacità di progettare il territorio per come potrebbe essere per i prossimi cinquanta anni e non per i prossimi 12 mesi. La capacità di studiare, immaginare, inventare un futuro che ci porti fuori dalla terribile crisi che attanaglia questo territorio e costringe le sue migliori intelligenze ad emigrare. Ecco qual è stato l’errore che abbiamo commesso: non siamo stati capaci di coinvolgere la Politica, quella con la P grande.

Per il futuro, se possibile, cerchiamo di evitarlo.

Luca Gammaitoni

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