Da un anno a questa parte, complice l’emergenza dovuta al Covid19, il lavoro via internet davanti ad uno schermo è diventato la “normalità” anche a Gubbio. In questo modo azienda e dipendenti, oppure associazione e associato, oppure imprenditore e clienti possono stare in contatto e anche a Gubbio molte aziende, sia pubbliche che private, hanno preso ovviamente questa strada.
Così anche nella nostra cittadina di provincia dove a livello tecnologico tutto andava a un po’ a rilento (prima della pandemia a Gubbio in pochi, soprattutto tra gli ultra cinquantenni, usavano un “device” per connettersi e parlare con i propri clienti o dipendenti) la situazione è cambiata. In poco più di un anno anche a Gubbio, dove l’emergenza è oramai diventata una situazione stabile, molto p cambiato. Tutto d’un tratto si è dovuti passare dal fare una vita off line a diventare quasi totalmente digitali. Le persone adesso hanno imparato a connettersi on line, hanno appreso come ordinare un gelato via WhatsApp e a fare spesa accedendo all’applicazione del supermercato, senza dimenticare l’utilizzo di sistemi differenti, da “Skype”, “Zoom” “Google Meet” e “Duo” per passare del tempo con gli amici o con i propri cari in maniera virtuale.
Intere generazioni hanno dovuto imparare forzatamente nuove modalità di lavoro da remoto. La connessione, la rete e la videoconferenza sono entrate nella quotidianità di tutti, come strumento imprescindibile del vivere e del lavorare da casa. È vero, la trasformazione delle modalità e degli spazi di lavoro era già nell’aria da diverso tempo, ma di certo non si può ignorare come l’anno appena trascorso abbia dato una notevole accelerata verso la nascita anche in tutto il territorio eugubino di nuove realtà lavorative, per la scuola come per gli uffici di enti statali o di aziende private.
Tutto questo non è diventato un compromesso per poter continuare a lavorare, non voglio dire questo, ma è ovvio che è diventato un passaggio repentino molto difficile per alcuni, dato che non sempre è stato facile riuscire ad adattarsi. Oramai l’ “hybrid workplace” rappresenta il presente e, ancor di più, il futuro di qualsiasi ufficio in ogni realtà di questo mondo. Oramai tutti siamo connessi! Ora anche il classico dipendente comunale, a causa della pandemia, si è trovato a lavorare da casa vedendosi costretto a munirsi di un sistema di comunicazione digitale, che diventa automaticamente il suo ufficio virtuale.
C’è stata la necessità di imparare ad usare programmi, terminologie e modi di fare digitali. Il modo di lavorare è diventato un sistema ibrido e probabilmente, in un futuro non troppo lontano, non appena ci si potrà nuovamente spostare in tutta sicurezza, i luoghi e le postazioni di lavoro “smart” si moltiplicheranno in base alle necessità di dipendenti e aziende.
Questi sistemi di lavoro saranno definiti con l’obiettivo di massimizzare produttività ed efficienza, così si adegueranno probabilmente anche molte aziende pubbliche e private del nostro territorio eugubino, favorendo la collaborazione tra reparti e team dislocati in tutta la regione o anche nel mondo, dato che anche a Gubbio iniziano ad essere presenti aziende che sempre più lavorano connesse ad ogni angolo del pianeta. È così che una soluzione adottata per affrontare un periodo di emergenza, si trasformerà in un vantaggio strategico per tutte quelle aziende che sapranno coglierne le potenzialità e attrezzarsi al meglio. Probabilmente nasceranno nuove aziende e altre muteranno a vantaggio del loro fare business, ma anche del creare nuove proposte lavorative a Gubbio.
Così negli ultimi mesi anche nella nostra città si inizia a parlare di cultura aziendale ibrida, il cui obiettivo è, da un lato, quello di far sentire a proprio agio i lavoratori che sono forzatamente lavoratori in remoto, dall’altro, quello di stimolare il potenziale di una forza lavoro distribuita in città con nuove mansioni che nascono o che vanno a sostituirne altre. Le aziende o gli enti dal canto loro devono innanzitutto imparare a gestire con professionalità il lavoro da remoto e fidarsi dei propri dipendenti, anche cercando di lasciare più autonomia al modo di lavorare, potendo comunque “misurare” la qualità del lavoro svolto.
In questo è altresì necessario, anche a Gubbio, consentire e favorire il coinvolgimento delle persone e stimolare l’iniziativa del singolo o del gruppo che di certo creerà valore aziendale. Ma è anche necessario dotare gli uffici e i lavoratori stessi della tecnologia più adeguata in grado di agevolare la collaborazione a distanza e facilitare la condivisione delle idee che continuano così sempre più a far crescere questa sorta di nuova relazione.
Sono convinto che non è la stessa cosa che essere sul ponte di San Martino o in piazza Oderisi davanti ad un “bicchiere di vino”, ma purtroppo l’esigenza ora è quella di imparare il prima possibile e di cercare di adeguarsi a quello che oramai non è più una emergenza. Adottato dalle aziende per garantire la continuità lavorativa durante la pandemia, lo spazio di lavoro ibrido è ormai una realtà irrinunciabile, dalla quale anche a Gubbio, seppur in maniera forse più lieve, a pandemia finita non si tornerà più indietro.